“Covid e guerra”. Sono queste le due parole che hanno inaugurato la seconda decade del 2000. Parole che hanno in comune la paura e l’assenza di speranza. Il problema serio in questo momento è il graduale allontanamento della finanza dall’economia reale.
In questo contesto si inserisce il Microcredito, il quale rappresenta un segno di speranza reale, che di fatto cerca proprio di sanare certe fratture e di evitare certe marginalità. Oggi più che mai è necessaria un’economia che abbia cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore attraverso condizioni degradanti e orari estenuanti. In questo contesto socio-economico difficile, l’Ente Nazionale per il Microcredito è più che mai chiamato a fare la sua parte per contribuire al rilancio dell’economia del Paese, rafforzando le sinergie con tutti i soggetti pubblici e privati che possono favorire lo sviluppo di un microcredito vicino alle esigenze dei micro e piccoli imprenditori, dei lavoratori autonomi e dei professionisti.
Tutto questo avviene attraverso un prestito, il cui importo massimo è di 50.000 euro si può dare l’opportunità ad un giovane di avviare la sua attività e di conseguenza togliere un disoccupato dalla strada e metterlo a svolgere il lavoro che sognava di fare.
Fabio D’Amora