Già prima che il coronavirus facesse irruzione nelle nostre vite, rivoluzionandole come mai prima d’ora, erano stati i giovani a pagare il prezzo più alto della crisi che ci aveva colpiti, in particolare, dal 2008 in poi, Quello che stiamo vivendo è, a detta di tutti, un cambiamento epocale e, senza esagerazione, per molti un vero e proprio salto nel buio.
Ora bisogna pensare al futuro ed i mattoni per costruirlo sono rappresentati dai giovani, i quali in passato molte volte sono stati lasciati in panchina a guardare una squadra che giocava male. Per uscire da questa situazione, bisogna potenziare i percorsi formativi e professionali dei giovani, abbinando al rialzo conoscenze e cultura umanistica, intelligenza, abilità manuale e attività creativa, innovativa ed esperienza.
In aggiunta a quanto detto, servono imprese che non considerino i giovani come manodopera a basso costo, ma come carburante per uno sviluppo sostenibile. Solo così puntando sulla capacità di essere e fare delle nuove generazioni, l’Italia potrà avere un vero benessere.
Fabio D’Amora