Il coronavirus ha impattato sulle nostre vite in maniera imprevista ed estremamente violenta : siamo passati dalla libertà totale di circolazione al lockdown, gli ospedali si sono trovati a dover fronteggiare un’onda di malati in condizioni critiche e l’economia ha subito un rallentamento forzato.
Oggi siamo in grado di mantenere un minimo di continuità con quelle che erano le nostre azioni quotidiane grazie alla tecnologia, che permette di lavorare da remoto, di fare lezione da casa, di ordinare la spesa a domicilio, ecc. Dal punto di vista economico, questa crisi è diversa da quelle degli ultimi 100 anni. E’ molto più pervasiva, interessa l’intero pianeta e interi comparti dell’economia stanno scomparendo, speriamo solo temporaneamente, interi settori di attività, dai divertimenti ai viaggi, al turismo, alla ristorazione.
Adesso quello che serve è dare liquidità al sistema finanziario ed economico, nell’attesa che l’economia abbia possibilità e spazio per ripartire. Il Governo italiano, ha apprestato e sta apprestando programmi di intervento finanziario abbastanza massicci, sono stati già stanziati 25 miliardi di euro, molti altri arriveranno probabilmente nelle prossime settimane.
In questo contesto, un ruolo importante va riconosciuto alle banche, le quali hanno rapporti con i destinatari degli aiuti. In questa fase, bisogna porre grande attenzione a due necessità che purtroppo non portano nella stessa direzione : da un lato la grande fame di liquidità sia delle imprese che delle famiglie, dall’altro l’esigenza di non rendere vani tutti gli sforzi fatti nell’ultimo decennio per rendere le banche più solide e più liquide e che, proprio per questo consente alle banche oggi di giocare un ruolo importante perchè più in salute del passato.
Le banche infatti rappresentano una parte della soluzione al problema, ma devono essere nella condizione di poterlo fare. In questa fase è importante il buon senso, le famiglie e le imprese non devono speculare e le banche devono fare il loro lavoro. Se ci aiutiamo a vicenda questa crisi sarà ricordata come la crisi a forma di “V”. Come vittoria.
Fabio D’Amora