Il Microcredito nella sua essenza nasce come strumento di riscatto, di emancipazione personale e lavorativa e quindi sociale.
Le necessità dei cosiddetti “nuovi poveri” nelle città italiane sono dovute a diversi fattori: inflazione, crescita demografica esponenziale, immigrazione irregolare, analfabetismo digitale e non ultimo alla crisi climatica e alla pandemia da Covid19.
Il Microcredito sposa l’idea di rimettere al centro del sistema l’individuo con le sue necessità e le sue potenzialità così facendo da un lato si limita l’aumento della microcriminalità e dall’altro si prevengono quelle che potrebbero essere ulteriori cause di debilitazione che andrebbero a gravare sul sistema assistenziale e socio sanitario nazionale. Chi chiede il Microcredito solitamente è una persona che si trova in momentanea difficoltà che gli impedisce di rivolgersi alle banche tradizionali. Si tratta non soltanto di accesso al credito per una categoria cui esso è sovente di fatto pressochè precluso, ma soprattutto una misura che, prevede l’accompagnamento di un tutor, contribuendo così a formare o ad accrescere le capacità e competenze dei “non bancabili”, principalmente in termini di educazione finanziaria.
Tale accompagnamento consente al richiedente di favorire l’interlocuzione con l’intermediario per l’erogazione del finanziamento, nel concreto impiego delle somme e nel rientro del prestito, tutto questo si traduce anche e soprattutto in termini di sviluppo delle capacità personali, andando a potenziare le conoscenze finanziarie e le abilità gestionali del beneficiario
Fabio D’Amora