Motore di inclusione finanziaria e leva di sviluppo economico, il microcredito è una pratica che, numeri alla mano, interessa un numero crescente di persone.
Il microcredito è lo strumento più noto della microfinanza, quel ramo della finanza che ha come target primario i soggetti “non bancabili”, ovvero quelle persone che, pur essendo economicamente attive, non hanno accesso a strumenti di base della finanza e che si vedono quindi mancare le condizioni per partecipare in maniera attiva alla vita economica e sociale.
Quando parliamo di microcredito, infatti, non indichiamo soltanto un semplice sostegno finanziario temporaneo alla persona, che in quel momento non è in grado di fornire garanzie reali, attraverso l’erogazione di un credito di basso importo, rimborsato ad un tasso di interesse vantaggioso, si fa riferimento anche ad un’offerta integrata di servizi di assistenza, di monitoraggio e tutoraggio del soggetto richiedente.
In breve, ciò che distingue il microcredito dalle altre forme di prestito, è l’attenzione alla promozione umana e l’impegno per lo sviluppo di forme alternative e sostenibili di economia finanziaria. L’aspetto più innovativo sta nel riconoscimento del microcredito come strumento ed opportunità di emancipazione non imposto, ma sostenuto e partecipato “dal basso”, che individua nella fiducia e nel riscatto individuale elementi di promozione per il singolo e di costruzione di reti di sviluppo di capitale sociale.
Tale procedura riesce a ridurre le asimmetrie informative di cui soffre l’attività bancaria ordinaria, poichè consente di conoscere il cliente, la sua vita, il suo lavoro, la sua famiglia, l’ambiente in cui vive. Inoltre, cosa ancora più importante, riesce a creare un clima di fiducia reciproca che consente di migliorare la qualità del prodotto finanziario
Fabio D’Amora