La ripresa economica dai colpi inferti dal Covid-19 parte dalle iniziative progettuali. Progetti in grado di portare risultati concreti. Come quelli che hanno accompagnato al finanziamento circa 750 imprese italiane, nate grazie a 31 milioni di euro di microcredito.
La maggior parte di queste nuove aziende sono guidate da ex Neet ovvero da giovani che non studiavano e non lavoravano.
Esercizi per il commercio all’ingrosso e al dettaglio, officine per la riparazione di veicoli, servizi di alloggio e ristorazione, produzioni manifatturiere sono, in prevalenza, le nuove aziende, costituite per la gran parte in forma di ditta individuale, guidate perlopiù da uomini con diploma di scuola superiore secondaria (e qualche laureato in percorsi triennali, con nuovo ordinamento).
Nel 2020 nonostante la crisi economica innescata dalla pandemia, sono state costituite grazie al microcredito 92 aziende. Quello del microcredito è ormai un modello di lavoro consolidato che è finalizzato alla creazione di impresa, curando gli aspetti preliminari della formazione e dell’accompagnamento personalizzato sino alla definizione del business plan, in tal modo gli aspiranti imprenditori prendono coscienza e consapevolezza della propria idea di impresa ed hanno una maggiore chance di successo.
In risposta alla crisi pandemica, non basta stanziare risorse per garantire che nuove imprese nascano ma è necessario prevedere idonei strumenti di accompagnamento capaci di orientare i destinatari verso scelte ponderate e consapevoli.
Ogni impresa per poter sopravvivere in mercati estremamente competitivi deve nascere su un piano di impresa solido e soprattutto se l’aspirante imprenditore è un giovane, è necessario assicurargli un adeguato percorso di preparazione.
Oggi non ci si può improvvisare imprenditori o professionisti soprattutto in un contesto storico in cui la digitalizzazione ha reso più ampia e sfidante la competizione.
Fabio D’Amora