Fare impresa con il microcredito, una sfida possibile anche nel post coronavirus

L’evoluzione della società umana è sempre stata caratterizzata da shock quali pandemie, guerre, pestilenze, recessioni capitalistiche che hanno avuto effetti distruttivi sul versante socio economico, ma che hanno dato input per risposte politiche diverse, nel breve e medio periodo.

La storia ci insegna, che dopo una crisi, la gente è spesso affamata di cambiamenti, sono molte le persone che in questo periodo hanno pensato a nuove idee, nuovi inizi, ai quali un aiuto concreto può arrivare dal Microcredito.

L’aspirante imprenditore, può rivolgersi ad un tutor (un esperto formato dall’Ente Nazionale Microcredito ed iscritto nell’elenco ai sensi della legge 225/2016) il quale aiuta la persona a sviluppare l’idea con la compilazione del business plan, che verrà presentato all’istituto di credito per il finanziamento. Se la banca, ritiene accettabile la domanda attiva le procedure per la richiesta di garanzia presso il fondo nazionale e quindi apre la linea di credito.

Da questo momento potrà cominciare la sua attività o altrimenti continuarla, se si tratta di un’attività già esistente. Tra i settori su cui puntare per contribuire alla ripresa economica soprattutto nel mezzogiorno dove la crisi e il disagio sociale vanno di pari passo, sono sicuramente il turismo e la tutela della biodiversità come una nuova prospettiva per la valorizzazione del mondo agricolo e della sua produttività. La più grande ricchezza del nostro meridione deriva proprio dalla sua conformazione geografica che lo rende attrattivo per gli investimenti e quindi utile allo sviluppo di nuove imprenditorialità.

Per tutti coloro, che hanno un’idea e che non sono bancabili, il microcredito diventa l’unica alternativa possibile per fare impresa, anche grazie al forte sistema di tutoraggio che, responsabilizzando il soggetto richiedente, ne accresce anche la capacità di restituzione.

Fabio D’Amora