Eppure, senza che nessun economista lo abbia ancora teorizzato in modo sistemico, è già in corso la più imponente rivoluzione degli ultimi tempi. Dopo oltre trent’anni, nei quali una condivisa politica dei governi aveva ridotto ai minimi termini ogni presenza dello Stato nella vita economica, oggi tutti chiedono un maggiore intervento pubblico.
Avendo assunto un carattere di assoluta novità, gli aiuti pubblici stanno aprendo discussioni e dispute sulle modalità con le quali verranno messi in atto. Assistiamo in questi giorni a scontri di inconsueta intensità.
Sia le imprese che le famiglie premono per chiedere al governo, in tempi rapidi ed in quantità adeguate, le risorse necessarie per affrontare la crisi.
Bisogna pensare ad una strategia che associ i necessari e cospicui crediti alle imprese con la partecipazione pubblica di minoranza, in tutti i casi nei quali sia necessario sostenere i disegni di politica economica del nostro paese e si possa mettere un limite nei confronti delle operazioni di acquisto delle nostre aziende da parte di fondi o di imprese straniere.
Non possiamo infatti dimenticare che le imprese nazionali sono ancora uno strumento indispensabile per l’esercizio della sovranità di un paese. Questo è ancora più rilevante nel contesto europeo, dove il ruolo delle imprese è determinante nelle decisioni di politica industriale che condizioneranno il nostro futuro e dove la nostra assenza è quasi la regola.
Siamo quindi di fronte a un quadro del tutto nuovo ed è questo il momento di cominciare a disegnarlo, tenendo conto della nostra realtà e dei nostri interessi. Bisogna guardare avanti, perchè insistendo a guidare con lo sguardo fisso nello specchietto retrovisore si va solo a sbattere.
Fabio D’Amora