Focalizziamoci solo sulla questione economica, prendendo per buone le misure di “contenimento sanitario” decise dal Governo.
Per settimane abbiamo letto, distrattamente quanto stava accadendo nel lontano oriente, senza prendere in considerazione il fatto che il virus poteva viaggiare agevolmente in un mondo globalizzato e raggiungerci. I meccanismi che alimentano la crisi sono innanzitutto l’interruzione di parte della produzione e il blocco dei consumi.
Intesi settori – come viaggi, aerei, trasporti, turismo e ristorazione – sono fermi. Gli effetti sul lavoro sono la perdita di occupazione e di salario, che possono essere compensati solo in misura limitata dalle misure introdotte dal Governo (cassa integrazione, sgravi fiscali, etc). La prevedibile caduta di domanda finirà per rallentare ulteriormente la produzione.
Abbassare i tassi d’interesse non fa regredire il virus, non fa ripartire gli aerei o riaprire i ristoranti, come non fa di per sè riavviare la catena delle forniture industriali.
Com’è ormai chiaro a tutti, per far fronte allo shock economico in corso è necessario ricorrere ad una politica fiscale estremamente espansiva. Per rimettere in moto l’economia occorre che la Banca d’Italia o la Bce a tasso zero, e senza aumentare il debito pubblico immetta subito un miliardo di euro con restituzione a 30 anni, serve una moratoria di un anno per tutti i pagamenti di tasse e versamenti assicurativi di qualunque natura e da chiunque arrivino, comprese quelle locali, serve sburocratizzare la macchina dello Stato e quella degli enti locali.
In ultimo, non perchè meno importante, occorre agevolare l’accesso al credito alle PMI le quali rappresentano il cuore pulsante del nostro sistema economico ed aiutare i giovani con valide idee imprenditoriali a mettersi in gioco, dando loro le dovute linee di credito con garanzia dello Stato, perchè a mio avviso questo è il momento in cui lo Stato ancor più di prima deve credere nei giovani e nelle PMI, che rappresentano delle vere e proprie eccellenze a livello mondiale nel settore sia della produzione che del commercio.
Le soluzioni si conoscono ma per adottarle servono persone capaci di prendere decisioni e capaci di sbattere i pugni sui tavoli che contano in Italia ed a Bruxelles. La nave sta affondando e non bastano più i secchi.
Fabio D’Amora